Report Museo Antropologico
Il Museo fu fondato nel 1869 dal grande
scienziato Paolo Mantegazza, che a Firenze ricoprì la prima cattedra di
Antropologia in un'Università italiana. Gli antropologi che operarono in Europa
tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si dedicarono in modo particolare
allo studio del corpo umano nelle sue caratteristiche fisiche, analizzandone a
morfologia le proporzioni, con lo scopo
di studiare l’uomo da un punto di vista naturalistico. In quel tempo
raccoglievano le informazioni su numerose caratteristiche fisiche di uomini e
donne appartenenti a popoli diversi: la loro statura, la forma del naso,
l’indice cefalico, il grado di pigmentazione della pelle e il colore degli
occhi e dei capelli. Con la nascita della fotografia diventò possibile ottenere
l’immagine reale di persone appartenenti a popoli lontani e difficili da
raggiungere. Mantegazza fu un pioniere, ritrasse molte persone appartenenti alle
popolazioni native dei paesi mete dei suoi viaggi, tra cui Lapponia ed India,
in queste immagini i soggetti sono ripresi di fronte e di profilo, secondo un
protocollo finalizzato a consentire una corretta valutazione delle
caratteristiche. Alcuni antropologici ed etnologi introdussero la pratica di
realizzare calchi facciali, considerandoli un mezzo di documentazione ancora
più accurato dell’immagine fotografica. La realizzazione delle maschere
facciali era semplice. Il soggetto veniva sdraiato per terra e si procedeva
alla colata di gesso sul volto. Si otteneva un calco facciale in “negativo” che
serviva poi da stampo. Era un po’ fastidiosa in quanto i calco impediva la
normale respirazione, a volte prima della colata venivano applicati dei
tubicini nel naso per evitare l’apnea. La sofferenza è evidente nelle
espressione delle maschere con le facce tirate in smorfie.
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