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domenica 12 maggio 2013

Report Museo Antropologico (Elena Margheri)


Report Museo Antropologico
Il Museo fu fondato nel 1869 dal grande scienziato Paolo Mantegazza, che a Firenze ricoprì la prima cattedra di Antropologia in un'Università italiana. Gli antropologi che operarono in Europa tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si dedicarono in modo particolare allo studio del corpo umano nelle sue caratteristiche fisiche, analizzandone a morfologia  le proporzioni, con lo scopo di studiare l’uomo da un punto di vista naturalistico. In quel tempo raccoglievano le informazioni su numerose caratteristiche fisiche di uomini e donne appartenenti a popoli diversi: la loro statura, la forma del naso, l’indice cefalico, il grado di pigmentazione della pelle e il colore degli occhi e dei capelli. Con la nascita della fotografia diventò possibile ottenere l’immagine reale di persone appartenenti a popoli lontani e difficili da raggiungere. Mantegazza fu un pioniere, ritrasse molte persone appartenenti alle popolazioni native dei paesi mete dei suoi viaggi, tra cui Lapponia ed India, in queste immagini i soggetti sono ripresi di fronte e di profilo, secondo un protocollo finalizzato a consentire una corretta valutazione delle caratteristiche. Alcuni antropologici ed etnologi introdussero la pratica di realizzare calchi facciali, considerandoli un mezzo di documentazione ancora più accurato dell’immagine fotografica. La realizzazione delle maschere facciali era semplice. Il soggetto veniva sdraiato per terra e si procedeva alla colata di gesso sul volto. Si otteneva un calco facciale in “negativo” che serviva poi da stampo. Era un po’ fastidiosa in quanto i calco impediva la normale respirazione, a volte prima della colata venivano applicati dei tubicini nel naso per evitare l’apnea. La sofferenza è evidente nelle espressione delle maschere con le facce tirate in smorfie.

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