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martedì 26 marzo 2013


  Per "alta moda" intendiamo un insieme di tipi e fasi evolutive della confezione di abiti.
  Grazie a personaggi come Charles Frederick Worth si inizia a parlare di alta moda anche come realizzazione di pezzi unici da parte di stilisti con discernimento e reputazione.
  La famosa "couture" è oggi conosciuta come haute couture parigina, racchiude quella categoria di stilisti prestigiosi che producono abiti per uno specifico cliente ( al contrario del prêt-à-porter: abiti pre-confezionati). L'alta moda però non è semplicemente qualcosa di materiale, è fatta anche di fantasia, fotografia e illustrazioni, il tutto ha lo scopo di trasmettere dei messaggi non verbali.



  L'alta moda parigina è stata sin dall'inizio il punto di riferimento della produzione di moda, Parigi decideva cos'era la moda, cos'era di moda e come si presentava la moda. Parigi era in un certo senso la sede del lusso , da dove provenivano i pezzi unici per l'elite.
  Secondo Gilles Lipovetsky però, l'alta moda era più di una semplice forma di consumo, oltre all'estetica lui vedeva una forma di crescita della democrazia e quindi la nascita della modernità. Possiamo considerare per esempio stilisti come Jean Patou e Coco Chanel, che negli anni '20 creavano abiti facili da indossare, adatti "alla vita", visto anche il periodo storico in cui la donna entrava nel mondo dell'educazione e del lavoro.
  Da questo possiamo dedurre quindi che la moda è un simbolo di status sociale, d'identità e di gusto.


  Negli anni '20 iniziano ad esserci dei problemi per le grandi case di moda, tra questi la produzione su misura (molto diffusa) e la produzione di massa di linee a basso costo. Ma l'alta moda cerca di non farsi ostacolare, per esempio negli Stati Uniti vengono adottate "forme di embargo" con lo scopo di privilegiare la loro produzione di moda rendendo rare e preziose le loro merci.
  Possiamo quindi osservare che con il passare del tempo le case di alta moda cambiano, si adattano ad ogni situazione, ai cambiamenti politici, finanziari, cambiamenti di stili di vita, per riuscire a portare avanti il loro prestigio (come Coco Chanel, Christian Dior e Cristobal Balenciaga).


  Per riuscire a capire cosa c'è dietro lo sviluppo della moda, dobbiamo sicuramente analizzare i vari aspetti dell'alta moda. Si tratta di valutare i rapporti tra la posizione sociale, culturale ed economica dell'alta moda e come influiscono nella formazione d'identità e status sociale a livello nazionale e internaionale.
  La moda francese ha avuto un grande impatto nella storia della donna, ha fatto sì che le donne avessero la possibilità di creare una propria identità, come per esempio le prime donne che lavoravano come creatrici di moda, assistenti e venditrici, insieme costituivano il "regno dell'alta moda".


  Per studiare l'evoluzione della moda, prendiamo come riferimento infinite varietà di fonti, come per esempio la scelta dei materiali utilizzati, lo stile, le tecniche di costruzione,ecc..., questi costituiscono non solo la storia della moda ma ci fanno capire anche i tratti distintivi dello stilista:
  M. Vionnet amava la precisione e i dettagli; Chanel dava più importanza alla presentazione generale dell'abito che alla qualità della sartoria; a McQueen invece piaceva mettere alla prova le proprio modiste con abiti insoliti.
  Grazie a piccoli dettagli come questi riusciamo a capire come l'alta moda si sia evoluta nel tempo.

sabato 23 marzo 2013

Appunti 3° lezione


Nascita e sviluppo della scienza, l’arte ricerca come ideale qualcosa di reale e non irreale.
Nel Rinascimento si sviluppa rapidamente l’abito maschile. Lo stesso processo di ricerca e rapidità si ha in questo momento in Cina.
La borghesia capisce l’importanza del proprio passato, della cultura, del denaro e dell’arte. Nel Medioevo si aveva una visione simbolica della realtà, nel Rinascimento una naturale.
  Nel 1513 Machiavelli scrive “Il Principe” e “Castiglione”, inizia “il Cortegiano”, manuale con istruzioni per essere un leadership. Nel 1518 viene pubblicato il “Galateo”, manuale sul comportamento. Essi sono testimonianze del cambiamento che ebbe la società europea a partire dall’Italia. Questa fu l’era del look, la propria posizione sociale era espressa dall’abito. Si prende coscienza che l’abito è uno strumento, quindi comincia ad essere usato come tale, si vestiva per come si voleva essere percepiti dagli altri - labito fa il monaco – con la consapevolezza di creare un immagine di sé illusoria. Da qui, nascono i ritratti interi e a mezzo busto.
1527-31 Viene scritto il primo libro di sartoria dall’italiano Giovan Antonio Tagliente (cognome per la bravura nel taglio). I successi libri trovano spazio in Spagna, la quale si arricchisce grazie alle colonie italiane e al  commercio sull’Atlantico dal quale l’Italia viene tagliata fuori.
1640 La ricchezza spagnola si sposta alla Francia del regno di Luigi XIV-XV-XVI, che dopo averle fatto concorrenza detta la moda con nuovi libri. 
 
Il paese che vige nel momento, è colui che detta la moda, seguendo la politica e l’economia l’individuo che ne fa parte è la sua espressione.

“artificium”: fatto con arte, concetto di falsità e illusione. Può essere negativo e positivo, e può interessare la mente o le mani, si parla quindi di design e artigianato.
Le sottostrutture delle gonne nascono per dare l’idea del falso. Lo stile inglese era opposto a quello spagnolo, quello italiano era semplicemente più colorato.
1530-1570 Vi è la Riforma Protestante di Lutero che genera l’evoluzione dell’umanesimo ( stato, politica, potere, denaro, anima, eternità, Al di là e corpo) con la successiva Contro Riforma Cattolica che porta a una guerra interessata all’Europa intera.
Alberti Elisa

Fine 2° lezione


Esiste la perfezione? 
La società ha delle aspettative , coloro che ne fanno parte devono riuscire a raggiungerle; si cambia quindi mentalmente o fisicamente. Noi manipoliamo la società e la società manipola noi.
 
Coscienza dell’apparire.
Il Rinascimento da un valore diverso all’abito; con una rapida crescita mercantile, economica, sociale e filosofica,  si sviluppa l’Umanesimo (1300).
Per il Cristianesimo l’uomo è Dio, cioè Cristo,  ha potuto avere il contatto diretto con altre persone, vi è quindi uno sviluppo dell’individuo in teologia. Le donne erano i principali fedeli, cosa che ha fatto sì di avere, nell’ambito cristiano, una figura femminile pari a quella maschile.
Nell’Umanesimo si da importanza all’uomo per ciò che è. Nell uomo vitruviano di Leonardo da Vinci vi è il cerchio, simbolo dell’infinito, e il quadrato, simbolo della terra, con al centro l’uomo. Uno sviluppo tale non si è avuto in nessun altro paese, a tale rapidità.
Fino al XIV sec. l’abito era espressione dell’incontro tra il mondo religioso romano e greco, vi era infatti il clero, i cavalieri e nobili e il popolo. Nel XIV sec. nasce la borghesia.  Era una società in espansione, poiché si stava sviluppando una coscienza dell’apparire. La nascita delle 21 corporazioni diede una connessione diretta tra fare ed essere, chi voleva entrare in politica doveva essere iscritto a una di esse. Il mercato fiorentino era principalmente di tessuti.
In questo periodo nasce il look legato al proprio status, l’individuo si veste rappresentando il suo rango, cercando di imitare quello superiore, crescendo e arrivando sempre più vicino all’ideale, ma non riuscendo mai a raggiungerlo poiché cambia troppo velocemente.
Nel 1470 la calza è già un uniforme.
 Il verde era segno di virilità e verginità.
Nasce la Cortesia, insieme di regole per gestire tra diverse persone equilibri politici in uno spazio chiuso (corte).

Appunti 2° lezione



L'abito ha tre punti fondamentali per i quali esiste:
  • protezione ( spirituale e/o psicologica)
  • pudore
  • prestigio (distinzione)
In tempi antichi si pensava che fasciando il neonato alla nascita si sarebbe allontanato la morte, in quanto la fascia avrebbe dato le sembianze di un bimbo già morto, e quindi non interessante, era ovviamente un protezione psicologica.
Alcune donne oggi, per allontanare il male, si intingono il corpo di rosso, poiché colore del sangue e della vita.

Il pudore va in secondo alla cultura, quindi si muove e cambia. Vediamo infatti che in un dipinto di Rubens del '600 egli ritrae una donna nuda legata con a fianco un uomo vestito, accontentando il cliente e non essendo ritenuto volgare, poiché la donna ritratta non esiste.
Con "Status Symbol" si intente un elemento che grazie all'aspetto o al comportamento tende a mostrare che il possessore ha raggiunto un certo livello ti ricchezza personale, potere, o semplicemente status sociale.
Nel '500 ci fu un'enfatizzazione delle parti nascoste, mettendole in risalto con mascheroni, corsetti a "v" che terminavano appunto sul pube, o con la brachetta ( conchiglia ) la quale diventò un vero e proprio status symbol del periodo,diminuendo o crescendo di dimensioni in base al rango a cui si apparteneva.
La donna con la pelliccia vuole trasmettere un senso di sottomissione ma anche di trasgressione, in quanto donna oggetto ma anche cacciatrice.

Attraverso l'abito si esprime ogni tipo di concetto: politico, sociale, religioso ecc.. Costume e moda permettono una vera e propria comunicazione senza parole.
Il prestigio sociale viene espresso, e di conseguenza, percepito, viene copiato o preso di riferimento.
I wodaabe, nomadi della Nigeria e Senegal, usano il prestigio della veste per l'arte del pavone, sfoggiando si può dominare.
Il velo in testa nasce dai Romani e dai Greci. delle donne nobili, lavoratrici di tessuti, si intravede la pelle chiara, mentre delle povere lavoratrici di campi, la carnagione scura e abbronzata. Negli anni '20 questo concetto si inverte (shift) Nella moda delle società patriarcali vediamo spesso il controllo del corpo, modificarlo e deformarlo, dandogli la figura che si vuole tramite la forma. Alcuni esempi sono il corsetto, che deformava il corpo della donna e la rendeva debole così da poterla dominare, e le scarpe piccole della cultura cinese, per diminuire le dimensioni del piede e impedirne la fuga. Questo nasce per il controllo della generazione o per avere la certezza di figli legittimi, le donne d'altro canto si sentono importanti, poichè piene di attenzioni. Era e, talvolta è, un onore essere controllata.
Il corpo è strumento su cui poter proiettare la propria vita, ciò che è il destino desiderato viene tramutato in abito, si ha quindi un'illusione di controllo della vita.

L'ideale del corpo Esso cambia nel tempo. Nella preistoria l'ideale del corpo era abbondante, poiché era simbolo di fertilità, sopravvivenza e speranza di figli. Nell'antico Egitto l'ideale era quello di bellezza eterna,si pensava che se il corpo si fosse putrefatto sarebbe andato all'inferno. Nell'antica Grecia vigeva quello dell'eroe, uomo dal fisico perfetto,  e per la donna la dea, donna mediterranea o etrusca, una donna libera e con valore economico e politico.





Appunti 1° lezione

MODA = Espressione diretta del proprio essere in modo non verbale. Con la definizione "Supermercato degli stili", nato nell'età contemporanea, si intende la presenza di tanti diversi stili di abbigliamento in una comunità.

Nel 1874 Mallarmé afferma che bisognerebbe specificare il motivo del proprio stile. in Italia questa affermazione viene presa in considerazione solo intorno agli anni '80.

A cosa serve scoprire e sapere la storia della moda?
La storia è presente, essa definisce ciò che esiste oggi. Per un brand, ad esempio, mostrare la propria storia è fondamentale, è ciò che gli permette di persistere  e affermarsi continuamente.
Il corpo è il primo elemento con cui si trasmettono informazioni di sé, per questo in ogni società esiste un "nudo" ideale, che cambia in base alla società in cui si sviluppa.

Nel 1973 Pierre Bordieu afferma che la moda ha una connessione con le forze sociali, è integrazione ad esse cercando di mantenere le diseguaglianze sociali.

La moda ha sempre comunicato attraverso la pubblicità, quindi tramite l'uso di immagini in cui si ritrae il corpo deformandolo secondo ciò che si vuole trasmettere. Oggi la moda preferisce mostrarsi tramite mood, invece che immagini dirette dell'oggetto interessato come si faceva negli anni '20-'30.
Il corpo e l'abito sono da sempre caricati di valenze economiche, sociali e culturali ( vestito, accessori, profumi, tatuaggi, acconciature) per favorire l'identità personale e l'interazione con gli altri.
I comportamenti sociali indicano una certa appartenenza ad un ceto sociale.
Elisa Alberti




giovedì 21 marzo 2013

Breve storia della moda in Italia

Breve storia della moda in Italia

Ad oggi con un semplice click possiamo conoscere il passato ma essenzialmente su argomenti specifici, questo libro invece da nozioni più ampie sulla storia della moda.


_ Capitolo dodicesimo_
Verdugali, faldee, crinoline, tournures

Facciamo sempre riferimento alla storia della moda, modificandone le tecniche, adeguandole alle esigenze più attuali, come le gonne a palloncino degli anni '60 che si rifanno agli abiti delle nobil donne che utilizzavano cerchi e telai di legno da portare sotto gli abiti per modificare il
proprio aspetto, mentre al giorno d'oggi interveniamo col silicone su tutto il corpo.
Fra il '400 e il '500 si diffusero i verdugali, telai di stecche concentriche di materiale flessibile posto sotto le gonne; contrastate inizialmente dalla chiesa, perché modificavano artificialmente le fattezze umane. Successivamente i verdugali ebbero il loro successo, perché furono utilizzate da donne importanti di Francia, Austria, Spagna e Inghilterra.
Nella seconda metà del XVIII sec. le donne arrivarono al paradosso, oltre ad essere enormemente gonfie sui fianchi, utilizzavano capigliature esageratamente voluminose, il tutto rendeva movimenti quasi impossibili.
Alla fine del '700 c'è un notevole cambiamento, perché si passa a una maggiore praticità con tessuti più leggeri, meno colorati e meno costosi.
Ma durante gli anni di Napoleone tornarono nuovamente all'utilizzo dei corsetti e imbottiture.
Per arrivare ad abbandonare definitivamente questi abiti costrettivi, dobbiamo aspettare Coco Chanel nel 1940

venerdì 15 marzo 2013

1° GLOSSARIO

Vestito = Dress, Robe
Velluto = Velvet
Tessuto = Fabric, Cloth, Textile
Collezione = Collection
Lana=  Wool
Seta = Silk
Lino = Linen
Cotone = Cotton
Fibre artificiali = Artificial fibers
Fibre sintetiche = Syntetic fibers
Modello, Modulo tessile, Layout = Pattern
Stampa = Print
Digitale = Digital
Cucire = Sewing
Linea, Look, Sopravveste = Outfit
Sarto = Tailor
Shift = Scambio
To fit/ fitting = Aderire/ vestirsi
Slim = Stretto
Fatto su misura = Custom fit/ Custom made
Fatto a mano = Hand made
Cura del cliente = Customer cure
Piccante = Spicy
        Alberti Elisa 

giovedì 14 marzo 2013

Vergini, martiri e cacciatori - Il colore verde



Un breve excursus sull’uso del verde


L’interpretazione dei colori non è univoca in tutte le culture, essi infatti possono avere significati simili, uguali o opposti. Appunto la percezione dei colori cambia di popolo in popolo per il risultato di background culturalmente diversi.

Il verde nell’immaginario comune si presenta con una certa omogeneità interpretativa anche in culture diverse. In antico l’uso di questo colore non era definito: si attribuiva genericamente a tutto ciò che connotava il mondo della natura e della vegetazione. Il verde accesso indicava la fertilità, l’abbondanza, vigore fisico, nutrimento e rinascita; le tonalità spente riportavano invece marcescenza, deperimento, corruzione.



Nell’antico Egitto il verde era il colore del dio Osiride, in ambito greco-romano suddetto colore rivestiva la dea Afrodite/Venere simboleggiando si la primavera ma anche la sua eterna verginità. I pensatori cristiani non si allontano da questi significati, ma col II Concilio di Nicea  si stabilisce che il verde vada considerato come “segno” della verginità di Maria, e con Papa Innocenzo III acquisisce una codificazione simbolica più strutturata. In ambito profano, fra Tre e Quattrocento il verde assume decise tonalità maschili: insieme al rosso era il colore più utilizzato tra i giovani guerrieri evocando la forza e la virilità della gioventù. In araldica è il colore della giovinezza, dell’amore casto, del maggio, della primavera, della bellezza ma anche dell’ingenuità.

Sara De Mizio

"Eleonora e Cosimo de'Medici, Testimonial del Made in Tuscany (1550)"



L’amore del lusso e la necessità della modestia.
Eleonora fra sete e oro. (Roberta Orsi Landini)

"Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni-1545 Firenze"

Come testimonia il registro della Guardaroba Medicea, Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’Medici, coltivava la passione per le stoffe preziose. A quel tempo, Firenze offriva i tessuti più richiesti in tutta Europa e poteva soddisfare la passione di Eleonora.
L’accurata scelta del tessuto era un compito che spettava a tutte le famiglie, soprattutto alla famiglia Medicea, le cui stoffe dovevano rappresentare non solo un bene di prima necessità ma anche un mezzo di manifestazione della ricchezza della casata e così l’appartenenza ad un determinato rango sociale.

Come ci riportano i documenti, questa sua vigile attenzione non veniva meno neanche nei periodi del parto.  
Le ragioni di politica interna e le leggi suntuarie che vigevano all’epoca, non permettevano di eccedere nell’abbigliamento, in questo modo Eleonora lascia traspirare dal suo abbigliamento doti di virtù e allo stesso tempo di severità, dimostrandosi una donna razionale. Eleonora doveva sottostare a questa immagine di regalità e non poteva permettersi di compromettere la sua posizione, così non si rivelò una donna con gusti sfacciati.
La duchessa non solo gestiva il vestiario del marito e dei figli, ma anche dei livreati, coloro che lavoravano presso la famiglia i Medici. Questo comportava acquisti quasi giornalieri di stoffa che venivano registrati dal Guardaroba, il quale registrava la  quantità, gli ordini e la provenienza.
La preoccupazione di Eleonora era il continuo rinnovo del suo vestiario personale. Preferiva avere molti capi di abbigliamento, con una grande varietà di tessuti (raso, velluto, damasco, stoffe operate con oro o argento) e colori, ma senza preoccuparsi delle diverse stagioni. Questa varietà di colori era talmente vasta, tanto da costituire una gamma cromatica e una gerarchia delle tinte, da differenziare i capi per un’occasione ufficiale, che solitamente era il rosso chermisi –simbolo di regalità-  e quelli per un’immagine pubblica, caratterizzati da colori come il tanè marrone dorato- e il bigio. Mentre il giallo e il verde erano i colori riservati ai livreati. Erano colori esclusi dall’abbigliamento ducale, concessi come scampoli di tessuti e avanzi di guarnizione per i bambini.
Fatta eccezione per il damasco, usato abitualmente, e per alcuni broccati d’oro, tutti gli abiti della famiglia ducale erano confezionati con tessuti uniti, generalmente di seta. 

Le vesti in damasco, raso e velluto erano permesse dalle leggi suntuarie soltanto a nobili donne maritate, vietate alle esponenti di altri ceti sociali e alle ragazze nubili. Perciò il tessuto e il colore della duchessa, non si discostavano dall'abbigliamento delle altre dame fiorentine, ponendosi in maniera democratica rispetto le altre dame, sebbene lei fosse la sovrana.
Il regnante diveniva “testimonial” dei migliori prodotti che il paese da lui governato era in grado di produrre, grazie alla sua protezione e alle sue provvide leggi.
Queste vesti sono una testimonianza delle prestigiose stoffe fiorentine, lavorate con tecniche particolari, con ricami e disegni che risentivano il gusto per l’arabesco, introducendo elementi decorativi come i boccioli. Quando la guarnizione era costituita da ricami preziosi o frange d’oro,  sarti e ricamatori dovevano attenersi alle leggi suntuarie che stabilivano il valore massimo del metallo prezioso da impiegarsi.

Eleonora per i capi di vestiario da indossare nelle occasioni ufficiali, non preferiva i broccati con effetto di pelo ma piuttosto telette d’oro, operati con ricci di metallo prezioso.
La sua passione per le stoffe ricche di oro,di argento ed effetti particolari, la porta alla creazione di un laboratorio specializzato nella tessitura di drappi, all’interno del palazzo, dove controllava la lavorazione di persona. Il tessitore era un donna, madonna Francesca di Donato, regolarmente registrata nel libro degli stipendiati.
Tutt’ora si suppone che i pittori e gli artisti fornivano disegni per l’arazzeria medicea e talvolta disegni per il piccolo laboratorio di tessitura diretto da Eleonora.

Eleonora era così diventata una rappresentate della politica, dove l’immagine di potere era rappresentata anche da sontuosi abiti, e commerciale in quanto Firenze, si vantava di avere agenti fiorentini  capaci di produrre e realizzare abiti di tale perfezione e maestranza; un messaggio non indifferente nel gioco internazionale. 

Elena Margheri