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giovedì 14 marzo 2013

Vergini, martiri e cacciatori - Il colore verde



Un breve excursus sull’uso del verde


L’interpretazione dei colori non è univoca in tutte le culture, essi infatti possono avere significati simili, uguali o opposti. Appunto la percezione dei colori cambia di popolo in popolo per il risultato di background culturalmente diversi.

Il verde nell’immaginario comune si presenta con una certa omogeneità interpretativa anche in culture diverse. In antico l’uso di questo colore non era definito: si attribuiva genericamente a tutto ciò che connotava il mondo della natura e della vegetazione. Il verde accesso indicava la fertilità, l’abbondanza, vigore fisico, nutrimento e rinascita; le tonalità spente riportavano invece marcescenza, deperimento, corruzione.



Nell’antico Egitto il verde era il colore del dio Osiride, in ambito greco-romano suddetto colore rivestiva la dea Afrodite/Venere simboleggiando si la primavera ma anche la sua eterna verginità. I pensatori cristiani non si allontano da questi significati, ma col II Concilio di Nicea  si stabilisce che il verde vada considerato come “segno” della verginità di Maria, e con Papa Innocenzo III acquisisce una codificazione simbolica più strutturata. In ambito profano, fra Tre e Quattrocento il verde assume decise tonalità maschili: insieme al rosso era il colore più utilizzato tra i giovani guerrieri evocando la forza e la virilità della gioventù. In araldica è il colore della giovinezza, dell’amore casto, del maggio, della primavera, della bellezza ma anche dell’ingenuità.

Sara De Mizio

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