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giovedì 14 marzo 2013

"Eleonora e Cosimo de'Medici, Testimonial del Made in Tuscany (1550)"



L’amore del lusso e la necessità della modestia.
Eleonora fra sete e oro. (Roberta Orsi Landini)

"Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni-1545 Firenze"

Come testimonia il registro della Guardaroba Medicea, Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’Medici, coltivava la passione per le stoffe preziose. A quel tempo, Firenze offriva i tessuti più richiesti in tutta Europa e poteva soddisfare la passione di Eleonora.
L’accurata scelta del tessuto era un compito che spettava a tutte le famiglie, soprattutto alla famiglia Medicea, le cui stoffe dovevano rappresentare non solo un bene di prima necessità ma anche un mezzo di manifestazione della ricchezza della casata e così l’appartenenza ad un determinato rango sociale.

Come ci riportano i documenti, questa sua vigile attenzione non veniva meno neanche nei periodi del parto.  
Le ragioni di politica interna e le leggi suntuarie che vigevano all’epoca, non permettevano di eccedere nell’abbigliamento, in questo modo Eleonora lascia traspirare dal suo abbigliamento doti di virtù e allo stesso tempo di severità, dimostrandosi una donna razionale. Eleonora doveva sottostare a questa immagine di regalità e non poteva permettersi di compromettere la sua posizione, così non si rivelò una donna con gusti sfacciati.
La duchessa non solo gestiva il vestiario del marito e dei figli, ma anche dei livreati, coloro che lavoravano presso la famiglia i Medici. Questo comportava acquisti quasi giornalieri di stoffa che venivano registrati dal Guardaroba, il quale registrava la  quantità, gli ordini e la provenienza.
La preoccupazione di Eleonora era il continuo rinnovo del suo vestiario personale. Preferiva avere molti capi di abbigliamento, con una grande varietà di tessuti (raso, velluto, damasco, stoffe operate con oro o argento) e colori, ma senza preoccuparsi delle diverse stagioni. Questa varietà di colori era talmente vasta, tanto da costituire una gamma cromatica e una gerarchia delle tinte, da differenziare i capi per un’occasione ufficiale, che solitamente era il rosso chermisi –simbolo di regalità-  e quelli per un’immagine pubblica, caratterizzati da colori come il tanè marrone dorato- e il bigio. Mentre il giallo e il verde erano i colori riservati ai livreati. Erano colori esclusi dall’abbigliamento ducale, concessi come scampoli di tessuti e avanzi di guarnizione per i bambini.
Fatta eccezione per il damasco, usato abitualmente, e per alcuni broccati d’oro, tutti gli abiti della famiglia ducale erano confezionati con tessuti uniti, generalmente di seta. 

Le vesti in damasco, raso e velluto erano permesse dalle leggi suntuarie soltanto a nobili donne maritate, vietate alle esponenti di altri ceti sociali e alle ragazze nubili. Perciò il tessuto e il colore della duchessa, non si discostavano dall'abbigliamento delle altre dame fiorentine, ponendosi in maniera democratica rispetto le altre dame, sebbene lei fosse la sovrana.
Il regnante diveniva “testimonial” dei migliori prodotti che il paese da lui governato era in grado di produrre, grazie alla sua protezione e alle sue provvide leggi.
Queste vesti sono una testimonianza delle prestigiose stoffe fiorentine, lavorate con tecniche particolari, con ricami e disegni che risentivano il gusto per l’arabesco, introducendo elementi decorativi come i boccioli. Quando la guarnizione era costituita da ricami preziosi o frange d’oro,  sarti e ricamatori dovevano attenersi alle leggi suntuarie che stabilivano il valore massimo del metallo prezioso da impiegarsi.

Eleonora per i capi di vestiario da indossare nelle occasioni ufficiali, non preferiva i broccati con effetto di pelo ma piuttosto telette d’oro, operati con ricci di metallo prezioso.
La sua passione per le stoffe ricche di oro,di argento ed effetti particolari, la porta alla creazione di un laboratorio specializzato nella tessitura di drappi, all’interno del palazzo, dove controllava la lavorazione di persona. Il tessitore era un donna, madonna Francesca di Donato, regolarmente registrata nel libro degli stipendiati.
Tutt’ora si suppone che i pittori e gli artisti fornivano disegni per l’arazzeria medicea e talvolta disegni per il piccolo laboratorio di tessitura diretto da Eleonora.

Eleonora era così diventata una rappresentate della politica, dove l’immagine di potere era rappresentata anche da sontuosi abiti, e commerciale in quanto Firenze, si vantava di avere agenti fiorentini  capaci di produrre e realizzare abiti di tale perfezione e maestranza; un messaggio non indifferente nel gioco internazionale. 

Elena Margheri

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