L’amore del lusso e la necessità della
modestia.
Eleonora fra sete e oro. (Roberta Orsi
Landini)
"Eleonora di Toledo con il figlio Giovanni-1545 Firenze" |
Come
testimonia il registro della Guardaroba Medicea, Eleonora di Toledo, moglie di
Cosimo I de’Medici, coltivava la passione per le stoffe preziose. A quel tempo,
Firenze offriva i tessuti più richiesti in tutta Europa e poteva soddisfare la
passione di Eleonora.
L’accurata
scelta del tessuto era un compito che spettava a tutte le famiglie, soprattutto
alla famiglia Medicea, le cui stoffe dovevano rappresentare non solo un bene di
prima necessità ma anche un mezzo di manifestazione della ricchezza della
casata e così l’appartenenza ad un determinato rango sociale.
Come
ci riportano i documenti, questa sua vigile attenzione non veniva meno neanche
nei periodi del parto.
Le
ragioni di politica interna e le leggi suntuarie che vigevano all’epoca, non
permettevano di eccedere nell’abbigliamento, in questo modo Eleonora lascia
traspirare dal suo abbigliamento doti di virtù e allo stesso tempo di severità,
dimostrandosi una donna razionale. Eleonora doveva sottostare a questa immagine
di regalità e non poteva permettersi di compromettere la sua posizione, così
non si rivelò una donna con gusti sfacciati.
La
duchessa non solo gestiva il vestiario del marito e dei figli, ma anche dei
livreati, coloro che lavoravano presso la famiglia i Medici. Questo comportava
acquisti quasi giornalieri di stoffa che venivano registrati dal Guardaroba, il
quale registrava la quantità, gli ordini
e la provenienza.
La
preoccupazione di Eleonora era il continuo rinnovo del suo vestiario personale.
Preferiva avere molti capi di abbigliamento, con una grande varietà di tessuti
(raso, velluto, damasco, stoffe operate con oro o argento) e colori, ma senza
preoccuparsi delle diverse stagioni. Questa varietà di colori era talmente
vasta, tanto da costituire una gamma cromatica e una gerarchia delle tinte, da
differenziare i capi per un’occasione ufficiale, che solitamente era il rosso
chermisi –simbolo di regalità- e quelli
per un’immagine pubblica, caratterizzati da colori come il tanè marrone dorato-
e il bigio. Mentre il giallo e il verde erano i colori riservati ai livreati.
Erano colori esclusi dall’abbigliamento ducale, concessi come scampoli di
tessuti e avanzi di guarnizione per i bambini.
Fatta
eccezione per il damasco, usato abitualmente, e per alcuni broccati d’oro,
tutti gli abiti della famiglia ducale erano confezionati con tessuti uniti,
generalmente di seta.
Le vesti in damasco, raso e velluto erano permesse dalle
leggi suntuarie soltanto a nobili donne maritate, vietate alle esponenti di
altri ceti sociali e alle ragazze nubili. Perciò il tessuto e il colore della
duchessa, non si discostavano dall'abbigliamento delle altre dame fiorentine,
ponendosi in maniera democratica rispetto le altre dame, sebbene lei fosse la
sovrana.
Il regnante diveniva
“testimonial” dei migliori prodotti che il paese da lui governato era in grado
di produrre, grazie alla sua protezione e alle sue provvide leggi.
Queste
vesti sono una testimonianza delle prestigiose stoffe fiorentine, lavorate con
tecniche particolari, con ricami e disegni che risentivano il gusto per
l’arabesco, introducendo elementi decorativi come i boccioli. Quando la
guarnizione era costituita da ricami preziosi o frange d’oro, sarti e ricamatori dovevano attenersi alle
leggi suntuarie che stabilivano il valore massimo del metallo prezioso da
impiegarsi.
Eleonora
per i capi di vestiario da indossare nelle occasioni ufficiali, non preferiva i
broccati con effetto di pelo ma piuttosto telette d’oro, operati con ricci di
metallo prezioso.
La
sua passione per le stoffe ricche di oro,di argento ed effetti particolari, la
porta alla creazione di un laboratorio specializzato nella tessitura di drappi,
all’interno del palazzo, dove controllava la lavorazione di persona. Il
tessitore era un donna, madonna Francesca di Donato, regolarmente registrata
nel libro degli stipendiati.
Tutt’ora
si suppone che i pittori e gli artisti fornivano disegni per l’arazzeria
medicea e talvolta disegni per il piccolo laboratorio di tessitura diretto da
Eleonora.
Eleonora
era così diventata una rappresentate della politica, dove l’immagine di potere
era rappresentata anche da sontuosi abiti, e commerciale in quanto Firenze, si
vantava di avere agenti fiorentini capaci
di produrre e realizzare abiti di tale perfezione e maestranza; un messaggio
non indifferente nel gioco internazionale.
Elena Margheri
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