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martedì 30 aprile 2013

AGO,FILO E..FANTASIA

Negli anni '80 in Italia, la diffusione del pronto moda aveva portato la vittoria della confezione sulla sartoria artigianale, infatti molte delle sartoria a conduzione familiare cominciavano a chiudere. Le nuove generazioni cominciavano ad apprezzare stili di vita più "easy" contrapponendosi all'attività imprenditoriale.
La produzione seriale e semi-seriale di abiti presupponeva competenze più semplici rispetto al know-how che occorreva per la realizzazione di abiti su misura, e l'assenza di cultura forniva un maggior numero di mani disponibili ad imparare l'artigianato. L'alfabetizzazione italiana non era l'unico fenomeno su cui si basavano la grande quantità di lavori artigianali, vi era infatti una grande distribuzione di piccole realtà artigianali dove le competenze venivano trasmesse di generazione in generazione attraverso l'apprendistato.
La conservazione dell'artigianato consentì all'Italia di mantenere un'alta qualità fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, ponendo le basi per il successo del Made in Italy.
Queste realtà artigianali dettero vita a vari distretti industriali, la cui caratteristica principale è di unirsi in rapide joining ventures.
Le grandi industrie hanno bisogno di maggiori investimenti per stare al passo della tecnologia, così le produzioni semindustriale, artigianale, tessile e sartoriale, in Italia si orientarono verso le nicchie di mercato: prodotti di lusso, high tech e innovazione. Nel campo della sartoria, d'altro canto, il prezzo che il mercato era disposto a spendere non coincideva più con il costo effettivo della produzione di un capo, e molte sartorie tra gli anni '90 furono costrette a chiudere e a cedere il passo alle brand e al ready to wear.  Dal 2005 ad oggi si vedono risorgere piccole imprese di sartoria, generalmente a conduzione familiare di vari settori come abiti da cerimonia, arredi e tendaggi, per macchine e imbarcazioni, sartoria militare, ricami, lingerie su misura, pellicceria e la semplice, e sempre più richiesta, la riparazione.
In Toscana, troviamo 400 attività iscritte alla Camera di Commercio come "sartoria", ma possiamo vedere che il 10% dei proprietari di esse hanno origini non italiane. Marocco, Egitto, Turchia, Cina sono le provenienze più comuni. Gli italiani svolgono prevalentemente attività di confezione per conto terzi, rientrando nella produzione di massa. La maggioranza degli stranieri svolge lavori di piccola riparazione o vera e propria sartoria su misura. Quel know- how che in Italia è stato scordato, è ancora praticato in tutto il Nord Africa, famoso per i ricami e le applicazioni sugli abiti.
La nascita di numerose manifestazione di rievocazione storica ( palii, carnevali, giochi storici ) ha fatto sì che la richiesta di costumi particolari fatti su misura sia aumentata. Poiché le necessarie competenze per la realizzazione di questi abiti è superiore alla costruzione di una semplice gonna, la produzione deve essere molto aderente ai canoni storici e presuppone quindi una conoscenza e un interesse della storia europea elevato. Un interesse che dagli anni '80 è risorto e che si sofferma molto sul costume, la moda e le valenze sociali che essi implicano. La sartoria storica e teatrale ha trovato spazio in vere e proprie occupazioni, anche perché favoriscono la rivalutazione dell'artigianato e la nascita di un commercio nuovo, che privilegia il riciclo, il riuso e la sostenibilità.
Da non dimenticare sono: il fenomeno dei cosplayer ( imitazione dei costumi dei manga giapponesi più famosi), e quello del fantasy games, che vede la richiesta di abiti molto particolari e che si stanno affermando anche da noi (tra i principali eventi troviamo Lucca Comics, Festa dell'Unicorno, Full Comics and Games, Fantasy and Cosplay, Fantasy and Hobby).
Alberti   Elisa

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