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martedì 30 aprile 2013

UN MONDO DI TESSUTI, Cina e Stati Uniti.

Il Tessuto é Tutto, è elemento fondamentale della creatività, dell'arte e del design.
Il tessuto si esplora con il tatto, e il Museo del Tessuto di Prato è uno dei pochi che consente al visitatore quest'esperienza. Presentato nelle sale dell'Ex Cimatoria Campolmi si snodano e si annodano metri di pura creatività italiana. Se gli antichi distretti industriali italiani hanno trovato la capacità di sopravvivere alla crisi  attuale, reinventandosi come centri di ricerca e innovazione, senza dimenticare l'alta qualià, cosa succede al resto del mondo? La Cina, è ormai noto, che sia diventata il più grande centro di produzione mondiale di tessuti. Tra le città che concentrano migliaia di compagnie tessili vi sono Dongguan City (Guangdong)  e Changshu (provincia di Jiangsu) dove dal 2000 viene organizzata una delle fiere tessili più importanti della Cina, la Changshu Garment and Accessories Fair. E se è pur vero che la maggior parte dei profitti provengono dal mancato controllo dell'inquinamento e dallo sfruttamento dei lavoratori, è anche vero che le cose stanno cambiando. Oggi il 50% della produzione tessile meccanizzata aderisce agli standard di lavoro internazionali, e sta cambiando anche l'aspetto umano.Poiché la maggior parte della popolazione cinese non era educata, era facilmente impiegata nelle grandi fabbriche dove non servivano specifiche competenze, ma pian piano anche la Cina ha iniziato a produrre materiali più sofisticati, decentrando così la produzione di massa alla Cambogia e al Vietnam, ancora grandemente rurali.
Dopo la Cina, la Turchia, grazie alla sua posizione geografica strategica che ha sempre fatto da passaggio tra gli scambi di merci tessili tra Oriente ed Occidente,è la nazione dalla vocazione tessile più pronunciata. Dopo aver subito la forte pressione della produzione a basso costo della concorrenza orientale, anche la Turchia ha scelto la strada dell'innovazione e della ricerca, mantenendo ancora condizioni di lavoro difficili per gli operai e favorendo così una produzione a basso costo di medio-bassa qualità.
Gli Stati Uniti, che hanno sempre avuto forti legami culturali ed economici con l'Italia e l'Europa in generale, sono il terzo esportatore di filati e tessuti a livello globale. L'industria tessile è diffusa largamente in ogni Stato, e la nascita di essa ha dato occasione a generazioni di americani di uscire dall'economia agricole. Oggi l'impiego tessile è preferito a quello nelle fabbriche di confezione, sia per il salario più alto, sia per l'accessibilità a diversi servizi, come quello sanitario, assicurativo, la pensione, asili, centri ricreativi, eventi sociali, e tanti altri.
Altre sono le realtà straniere che interessano agli italiani, che hanno rapporti con l'India, grazie a designer  come Missoni,  con la sua ricerca di filati particolari e colori affascinanti, e Laura Biagiotti, che fin dagli anni '80 ha usato cachemire e fibre pregiate provenienti da Africa e India.
L'Indonesia è un'altra rete di produzione e commercio di tessuti di alta qualità. "Bhineka Tunggal Ika" ovvero "uniti nella diversità" è il motto indonesiano. La produzione dei loro tessuti tradizionali si sta diffondendo anche grazie all'UNESCO che nel 2009 ha riconosciuto il batik come eredità culturale indonesiana. Il batik è un tipo di tessuto decorato con disegni di cera e bagni di colore diventato così trendy tanto che il governo ne ha promosso l'uso, e il venerdì è diventato "il giorno del Batik". La designer indonesiana Anne Avantie ha realizzato con la tecnica batik un tessuto anticonvenzionale di cachemire. Il batik è relativamente semplice da imitare e produrre in modo seriale. Ma anche i meno noti tenun, (tessuti in lana  dai motivi complessi) cominciano ad essere più apprezzati, anche se impossibili da presentare su un largo mercato, poiché per alcuni disegni possono occorrere mesi di tessitura. La qualità filosofica e culturale del tenun lo rende adatto a cerimonie e eventi speciali, ma Any  Yudhoyono, nonché la first Lady indonesiana, ha incoraggiato i produttori e i designer a produrre tenun adatti al mercato globale, di conseguenza alcuni designer occidentali stanno mostrando il loro interesse per questi tessuti. Oscar Lawalata, giovane designer indonesiano che sfila anche a Milano e Roma dice "Voglio svelare la cultura e la moda indonesiana per mostrare la nostra distintiva identità. Il mio viaggio nella nuova era dell'evoluzione guadagna in qualità, mentre la ricchezza delle isole tailandesi arricchisce i miei capi in cultura e valore, superando i semplici confini geografici verso un futuro migliore".
Alberti Elisa

AGO,FILO E..FANTASIA

Negli anni '80 in Italia, la diffusione del pronto moda aveva portato la vittoria della confezione sulla sartoria artigianale, infatti molte delle sartoria a conduzione familiare cominciavano a chiudere. Le nuove generazioni cominciavano ad apprezzare stili di vita più "easy" contrapponendosi all'attività imprenditoriale.
La produzione seriale e semi-seriale di abiti presupponeva competenze più semplici rispetto al know-how che occorreva per la realizzazione di abiti su misura, e l'assenza di cultura forniva un maggior numero di mani disponibili ad imparare l'artigianato. L'alfabetizzazione italiana non era l'unico fenomeno su cui si basavano la grande quantità di lavori artigianali, vi era infatti una grande distribuzione di piccole realtà artigianali dove le competenze venivano trasmesse di generazione in generazione attraverso l'apprendistato.
La conservazione dell'artigianato consentì all'Italia di mantenere un'alta qualità fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, ponendo le basi per il successo del Made in Italy.
Queste realtà artigianali dettero vita a vari distretti industriali, la cui caratteristica principale è di unirsi in rapide joining ventures.
Le grandi industrie hanno bisogno di maggiori investimenti per stare al passo della tecnologia, così le produzioni semindustriale, artigianale, tessile e sartoriale, in Italia si orientarono verso le nicchie di mercato: prodotti di lusso, high tech e innovazione. Nel campo della sartoria, d'altro canto, il prezzo che il mercato era disposto a spendere non coincideva più con il costo effettivo della produzione di un capo, e molte sartorie tra gli anni '90 furono costrette a chiudere e a cedere il passo alle brand e al ready to wear.  Dal 2005 ad oggi si vedono risorgere piccole imprese di sartoria, generalmente a conduzione familiare di vari settori come abiti da cerimonia, arredi e tendaggi, per macchine e imbarcazioni, sartoria militare, ricami, lingerie su misura, pellicceria e la semplice, e sempre più richiesta, la riparazione.
In Toscana, troviamo 400 attività iscritte alla Camera di Commercio come "sartoria", ma possiamo vedere che il 10% dei proprietari di esse hanno origini non italiane. Marocco, Egitto, Turchia, Cina sono le provenienze più comuni. Gli italiani svolgono prevalentemente attività di confezione per conto terzi, rientrando nella produzione di massa. La maggioranza degli stranieri svolge lavori di piccola riparazione o vera e propria sartoria su misura. Quel know- how che in Italia è stato scordato, è ancora praticato in tutto il Nord Africa, famoso per i ricami e le applicazioni sugli abiti.
La nascita di numerose manifestazione di rievocazione storica ( palii, carnevali, giochi storici ) ha fatto sì che la richiesta di costumi particolari fatti su misura sia aumentata. Poiché le necessarie competenze per la realizzazione di questi abiti è superiore alla costruzione di una semplice gonna, la produzione deve essere molto aderente ai canoni storici e presuppone quindi una conoscenza e un interesse della storia europea elevato. Un interesse che dagli anni '80 è risorto e che si sofferma molto sul costume, la moda e le valenze sociali che essi implicano. La sartoria storica e teatrale ha trovato spazio in vere e proprie occupazioni, anche perché favoriscono la rivalutazione dell'artigianato e la nascita di un commercio nuovo, che privilegia il riciclo, il riuso e la sostenibilità.
Da non dimenticare sono: il fenomeno dei cosplayer ( imitazione dei costumi dei manga giapponesi più famosi), e quello del fantasy games, che vede la richiesta di abiti molto particolari e che si stanno affermando anche da noi (tra i principali eventi troviamo Lucca Comics, Festa dell'Unicorno, Full Comics and Games, Fantasy and Cosplay, Fantasy and Hobby).
Alberti   Elisa